ANCSA Sessanta: centri storici, le celebrazioni tra cultura e operatività – Intervista al sindaco Stirati

15/02/2021

L’Istituto Nazionale di Urbanistica intervista il presidente di Ansa Filippo Stirati

L’Associazione Nazionale Centri Storici Artistici celebra nel 2020 e nel 2021 un doppio anniversario particolarmente importante: i sessant’anni dall’emanazione della Carta di Gubbio (1960) e dalla sua fondazione (1961). L’ANCSA affronta la ricorrenza rimanendo fedele al suo approccio, che ha prodotto negli anni la costante tensione a coniugare approfondimento culturale e operatività. Nel dicembre scorso si è svolto con questa impostazione il convegno internazionale “Centri storici e mutamenti globali. Le Carte di Gubbio, sessant’anni dopo”, e analogamente, il prossimo 26 febbraio, ci sarà un’iniziativa incentrata su Bergamo, in particolare sul rapporto tra il progetto del centro storico e la città.

Filippo Mario Stirati, sindaco di Gubbio e presidente dell’ANCSA, ricorda che “la Carta di Gubbio è un documento di principi che è stato, nel tempo, un importante riferimento per gli atti legislativi. E’ fortissimo il legame tra la Carta e la nascita di ANCSA, nei punti cardine che ne ispirarono la fondazione, nelle personalità che redassero la Carta e nell’idea di base, ovvero quella di volere ispirare le politiche in termini pianificatori. L’ANCSA ha mantenuto questo profilo, tenendo sempre assieme la riflessione culturale di alto livello (ispirata, negli anni, da architetti, ambientalisti e intellettuali del calibro di Antonio Cederna, Giovanni Astengo, Bruno Gabrielli) con l’intervento concreto. Questo si è tradotto in un rapporto molto stretto con le Regioni, le Province e i Comuni, che ha fatto sì che l’associazione si costituisse come un vero e proprio laboratorio di proposte che hanno inciso nella vicenda dei centri storici. I sessant’anni vengono celebrati all’insegna di questo elemento di originalità”.

Si è detto delle iniziative del dicembre scorso e del 26 febbraio prossimo. Il progetto “ANCSA Sessanta” proseguirà con un’altra iniziativa a metà aprile, quando, spiega Stirati, “daremo conto dei lavori condotti su Bologna, Torino, Bergamo e Ferrara. Indagini che, ancora una volta, oltre a rappresentare riflessioni significative avranno l’ambizione di fornire indicazioni per lavorare sul campo. A maggio, invece, affronteremo il caso Parma, focalizzando il rapporto tra spazio pubblico e mobilità attraverso la questione dell’accessibilità. Proseguiremo poi anche con le iniziative sul tema delle ‘città fragili’, argomento già trattato negli scorsi mesi anche attraverso alcune pubblicazioni: in particolare proveremo a riflettere su finalizzazione degli spazi e rapporto con i servizi e le attività. Va capito in modo sempre più approfondito ed attento come un centro storico possa riuscire a sintetizzare una serie di funzioni vive che non lo degradino impedendogli di diventare una città morta. E’ di fatto questo il filone che ha caratterizzato la seconda fase della storia dell’ANCSA, a partire dal 1990, quando è emersa con forza la necessità di passare dalla tutela al principio della conservazione attiva. Nella parte finale dell’anno, probabilmente in novembre, avremo infine l’appuntamento del ‘Premio Gubbio’, che si tiene ogni tre anni e che rappresenterà l’occasione per sviluppare una riflessione di sintesi rispetto a tutte le problematiche trattate nell’ultimo periodo”.

Il programma di celebrazioni e dibattito non potrà naturalmente non tenere conto della tempesta scatenata dalla pandemia anche rispetto alle opportunità di rilancio dei centri storici. Molto se ne è parlato in questi mesi, ad esempio in riferimento al tema del turismo. Il presidente dell’ANCSA spiega: “Ce ne occupiamo spesso, di città che dal turismo sono state travolte: penso a Venezia, dove sono state messe in crisi la residenzialità e la socialità e con esse la qualità della vita. Nei borghi più piccoli il rischio è invece quello dello spopolamento e dell’abbandono. Si tratta di due poli che rappresentano un elemento di dibattito molto stimolante. Non c’è dubbio che questo sia uno dei grandi nodi: evitare che i centri storici diventino esclusivamente contenitori di bed and breakfast e souvenir, e capire come valorizzare la residenza e le attività di prossimità”. Argomenti che saranno al centro di un approfondimento programmato per l’autunno prossimo a partire dal caso di Bari (è previsto in presenza) e in generale delle città meridionali.

  Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica 

Allegati

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
21/12/2021