Porta civica tardo-duecentesca. E’ l’unica tra quelle eugubine che si è conservata completa del torrione e del vano per alloggiare la saracinesca. Sulla fronte campeggia un antico stemma della città. Sotto l’arco, nel lato interno, sono visibili tracce di un affresco con la Madonna e Santi.
Mura Urbiche
La cinta muraria di Gubbio, ancora ben conservata, fu edificata alla fine del sec. XIII e successivamente adeguata a nuove esigenze difensive.
Si può fare il giro completo della città senza perdere quasi mai di vista il circuito murario (privo solo della Porta del Marmoreo, abbattuta nel sec. XIX). Di notevole interesse sono le sei porte che si aprono nelle mura: la svettante Porta di S. Agostino, la Porta (doppia) di S. Pietro, la Porta degli Ortacci, quelle del Borgo (o di S. Lucia), di S. Croce e dell’Angelo (o di S. Ubaldo). Alcune di esse conservano avanzi di decorazione pittorica, stemmi della città o addirittura gli antichi battenti lignei.
Mausoleo “di Pomponio Grecino”
Il monumento funerario romano è tradizionalmente identificato con quello di Pomponio Grecino, prefetto di Iguvium.
Di esso rimane solo il grande tamburo esterno in conglomerato cementizio, mentre è scomparso il paramento che in origine si innalzava dal basamento calcareo. La camera funeraria è costituita da una sala a pianta quadra coperta con una volta a botte. Databile al I sec. a.C.
Mausoleo dei 40 Martiri
Custodisce le spoglie mortali di quaranta eugubini fucilati per rappresaglia dalle truppe germaniche di occupazione all’alba del 22 giugno 1944.
Teatro Romano
Costruito alla fine del I sec. a.C. La cavea doveva essere in origine divisa in due ordini di gradinate, appoggiate sopra costruzioni radiali in blocchi quadrangolari di calcare.
All’apice del settore superiore insisteva un portico formato da 27 arcate in opera quadrata. Un podio alto circa un metro divideva l’orchestra dal proscenio. La struttura quale oggi è visibile si deve ai restauri effettuati tra ‘800 e ‘900. Ospita una qualificata stagione estiva di spettacoli classici. Reperti archeologici di scavo, provenienti anche da altre zone della città, sono raccolti nel vicino Antiquarium, accanto a pannelli con immagini e didascalie analitiche.
Inaugurato nel 1738. Fu progettato e decorato da Maurizio Lottici e Giovanni Mattioli di Parma.
Nel 1846 venne parzialmente demolito per essere ricostruito in forma più ampia e decorosa, secondo il disegno dell’ingegnere Ercole Salmi. Le decorazioni pittoriche del nuovo edificio furono eseguite dall’eugubino Raffaele Antonioli. Ospita una qualificata stagione teatrale (in prevalenza spettacoli di prosa) oltre a concerti, saggi etc.
Parco Ranghiasci
Realizzato per volontà del marchese Francesco Ranghiasci Brancaleoni tra il 1831 e il 1849.
L’area verde nacque con l’intenzione di creare un giardino all’inglese con grandi viali su un terreno degradante a ridosso delle mura di Gubbio. Furono abbattuti antichi edifici e al loro posto se ne costruirono altri neoclassici o vennero risistemate rovine medievali per rendere possibile una passeggiata suggestiva e pittoresca tra castagni, tigli, aceri, lecci e ippocastani.
Casa di Sant'Ubaldo
Caratteristico e ben conservato edificio eugubino due-trecentesco
la cui facciata è stata probabilmente rifatta e arretrata in conseguenza alla costruzione degli antistanti palazzi comunali. All’interno conserva cospicue tracce della decorazione murale originaria. Fu dimora medievale della famiglia Accoromboni. Non trova, invece, conferma nei documenti la tradizione secondo cui l’edificio abbia costituito la residenza del patrono di Gubbio Sant’Ubaldo.
Logge dei Tiratori
Il lungo edificio, provvisto di porticato e delimitato dalla chiesa di Santa Maria dei Laici, era in origine la sede dell’ospedale di Santa Maria, eretto nel 1326 per iniziativa dell’omonima confraternita.
Nel 1505 sono uniti ad esso altri ospedali cittadini, e così l’edificio prende il nome di “Spedal Grande” (attivo fino al 1628). Sulla sua facciata rimane un affresco con la Madonna tra i SS. Pietro e Paolo (1473) dovuto ad un allievo del Nelli. Già dalla metà del sec. XV l’Arte della Lana mirava a costruire, sopra l’ospedale, un locale coperto per “tirare” i panni (cioè per asciugare la stoffa, tesa in modo da farle assumere una lunghezza e una larghezza determinata). Il tiratoio venne realizzato , dopo innumerevoli controversie, solo all’inizio del sec. XVII.
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