E’ stata inaugurata ieri pomeriggio la mostra “Antichi Strumenti di Tortura e Pena di Morte”, allestita presso la sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli, a cura di ‘Gubbio Cultura Multiservizi’ in collaborazione con il Museo della Tortura di San Gimignano, che da più di 30 anni si dedica alla gestione e organizzazione di esposizioni itineranti con eventi presenti a livello mondiale. Erano presenti il sindaco Filippo Mario Stirati, il liquidatore della società ‘’Gubbio Cultura Multiservizi’ ’ Paolo Rocchi, i curatori e proprietari della mostra. «E’ chiaro l’intento, se vogliamo, pedagogico di una mostra del genere – ha commentato il sindaco Stirati – per testimoniare attraverso l’esposizione di strumenti di tortura e di morte, una storia di orrori che spesso la coscienza umana rimuove. Ma purtroppo, anche se in diversa forma, appartengono anche alla nostra contemporaneità e al mondo moderno che pure si dichiara civile. E’ evidente dunque la finalità di una presa di coscienza e il monito a combattere ogni tipo di sopraffazione gli uni sugli altri. La finalità dell’esposizione è proprio l’esercizio della memoria, allo scopo di documentare le aberrazioni dell’intolleranza e del fanatismo di cui l’uomo è capace quando vuole provocare intenzionalmente sofferenza e morte ad altri esseri umani: il tema della tortura resta di grande attualità e deve suscitare nel pubblico una netta presa di posizione contro di essa ». Rocchi ha sottolineato lo sforzo organizzativo ma anche la vitalità della ‘Gubbio Cultura Multiservizi’, oggetto di un risanamento di bilancio che si sta avviando verso la soluzione della ricapitalizzazione: «Operazioni come questa dimostrano la volontà dell’amministrazione, l’impegno e la passione degli addetti di uscire da una fase difficile, superando l’impasse economico-finanziario con un nuovo slancio progettuale ». La mostra, che proseguirà fino al 1 maggio 2018 e sarà visitabile durante gli orari di apertura del Museo, annovera strumenti unici al mondo e ha riscosso e continua a riscuotere da parte del pubblico grandi consensi per la sua forte e chiara valenza storica. « E’ una mostra che possiamo definire ‘scomoda’ – hanno sottolineato i curatori – per la sua forte e chiara valenza storica, e il messaggio che racchiude. Non ha bisogno di essere enfatizzata, per il messaggio che comporta, per la sua chiave di lettura, con un contenuto di forte impatto sui visitatori. Una mostra in cui l’orrore suscitato alla visione degli strumenti, ci permette di renderli alleati nella lotta contro la tortura. Si mette a nudo il lato peggiore della natura umana, poiché in ogni uomo si nasconde e latita un potenziale carnefice e, presentata come è con grande rigore e correttezza, aiuta a sviluppare una coscienza solidale e a rispettare la vita altrui, base dei sistemi democratici dell’epoca moderna ». La mostra si inserisce in un progetto più ampio che proporrà nei prossimi mesi attività collaterali, finalizzate a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tortura e della tutela dei diritti umani. L’Esposizione racchiude in immagini e parole una collezione unica al mondo: strumenti disegnati per torturare ed uccidere. La raccolta comprende pezzi d’eccezionale rarità, risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo, e ricostruzioni filologiche, dell’Otto e Novecento, di originali antichi e introvabili. Strumenti alcuni molto conosciuti quali la Vergine di Norimberga, la Ghigliottina, il Banco di Stiramento, la Sedia Inquisitoria e la Cintura di Castità. Ma la singolarità di questa esposizione sta nel presentare per la prima volta al pubblico strumenti sicuramente meno famosi, ma incredibilmente sofisticati. Strumenti questi che, dalla Forcella dell’Eretico al Piffero del Baccanaro, dalla Gatta da Scorticamento ai Ragni Spagnoli, dimostrano quanto la fantasia umana ed il suo raffinato ingegno non abbia conosciuto limiti nella ricerca di sistemi atti ad infliggere le più atroci e crudeli torture.
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